Dopo la mostra inaugurale di Francesco Netti, il grande artista e critico d’arte dell’Ottocento, nella programmazione espositiva della Pinacoteca comunale di Santeramo, non potevamo non puntare la nostra attenzione sull’altro grande artista a cui Santeramo ha dato i natali: lo scultore Antonio Paradiso. Artista di livello internazionale
Antonio Paradiso
Antonio Paradiso nasce a Santeramo in Colle, in provincia di Bari, nel 1936. Passa tutta la sua infanzia ed adolescenza tra il paese e la masseria in campagna a circa13km da Santeramo.
La masseria si chiama “La Sgabella” e a seconda del tuo interlocutore, il nome di questo posto deriva dallo sgabello usato mentre si mungevano le vacche oppure dalle tasse (gabelle) che si pagavano lì vicino, passando da un territorio all’altro lungo la via Appia. Quinto di nove fratelli e sorelle, si occupa di “ pascolare i cavalli” mentre studia e sogna ad occhi aperti.
Intorno ai 20 anni si trasferisce a Milano per frequentare l’Accademia delle Belle Arti di Brera.
La sua formazione avviene proprio a Milano dove frequenta l’Accademia di Belle Arti e ha come professori Alik Cavaliere e Marino Marini, ma sicuramente il suo interesse per le varie scienze come la paleontologia, l’antropologia e l’astronomia, che sono alla base delle sue opere, ha il suo embrione nelle esplorazioni giovanili del territorio di Santeramo, Laterza e Matera così ricche di insediamenti paleolitici e neolitici di cui conosce tutto alla perfezione, e, anche, nell’aver vissuto in quel saggio ambiente contadino di un tempo dove l’osservazione della natura determinava previsioni fondamentali per i raccolti.
Del resto, Antonio Paradiso, pur continuando a vivere a Milano, non solo ha mantenuto stretti legami con la sua terra, ma qui ha vissuto avventure decisive nel suo percorso artistico. Su tutte, l’impresa epica e magica del Parco Sculture a Matera aperto nel 2001, dentro e intorno a cui si può leggere tutto quello che ha fatto e prodotto nel primo quarto del XXI secolo. Da lì ha ripreso a fare scultura con le pietre locali, ha reinventato zodiaci. Con l’acciaio procurato da Taranto si è messo a forgiare e traforare voli di rondini e di piccioni viaggiatori; con quello recuperato dalle Torri Gemelle ha trasfigurato tragedie della storia in Ultima Cena
Da una semplice foto è nato uno dei temi più iconici dell’arte di Antonio Paradiso.
Ad oggi sono le sculture ed opere più numerose e ricercate della sua produzione
artistica. La figura e tema del volo è stato da lui rappresentato per oltre 40 anni
con i materiali più diversi.
Come è nato il Volo?
"Ho vissuto con una foto.
Quasi tutto ciò che ho da cinquant'anni a questa parte, viene da una foto. La foto
del volo. Solo il volo. Sono tre foto in sequenza con un volo di uccelli contro il
cielo.
Quando facevo le mie ricerche avevo scoperto che i piccioni viaggiatori erano il
telefono dei romani, dei cinesi.. insomma di tutte le grandi dinastie guerriere, degli
eserciti. Già Gengis Khan mille anni fa sapeva cosa succedeva in Cina ogni giorno
grazie ai piccioni viaggiatori; gli eserciti romani si muovevano verso l’Africa o
l’Oriente grazie a piccioni viaggiatori, che stazionavano ogni 5000 o 6000 km,
dove il messaggio cambiava. Per questo era importante per me il volo, che poi è
diventato una delle opere che mi ha sostenuto per tutta la mia vita di scultore"